Il mistero della lettera dell’amministratore condominiale si svela quando suonano alla porta.
Vado ad aprire.
Mi si para davanti l’inquilino del piano di sotto, un signore anziano a cui mi lega un educato rapporto di buongiorno/buonasera in ascensore.
“Buongiorno signorina.”
“Buongiorno! Mi dica.”
“Senta signorina… la mi scusi se la disturbo così alla porta…”
“Ma si figuri, mi dica pure.”
“Mah, guardi… senta… qui bisogna che lei… la m’abbassi codesta musica perché a me ummi riesce più di dormire…”
“Musica?!”
“Sì signorina, codesta musica che lei la tiene sempre a volume altissimo, dalla mattina alla sera, e spesso anche la notte, anzi, quasi sempre anche la notte…”
“Ma guardi che lei si sb…”
“No, signorina, ascolti me, io ummi sbaglio: lei la c’ha sempre la musica altissima, giorno e notte, notte e giorno… tanto che a me ummi riesce più di prendere sonno, vo a letto ma codesta musica la m’entra ni’ capo e un ce la fo ad addormentarmi!”
“Senta, scusi, abbia pazienza: intanto entri pure, venga. Guardi, io e il mio compagno lavoriamo entrambi: usciamo la mattina presto e spesso rientriamo la sera. Quella che semmai torna all’ora di pranzo sono io, ma facendo l’insegnante di pomeriggio ho da correggere i compiti e da lavorare per la scuola, nel silenzio. La musica, quando la ascolto, non la metto mai a volume sfacciato, e certamente mai nelle ore in cui è previsto il rispetto del riposo altrui, ci mancherebbe.”
“Eppure signorina lei la c’ha la musica sempre altissima a tutte l’ore, la dovrebbe sentire da casa mia come la si sente, par d’avella lì con me nella stessa stanza.”
“Le ripeto che da questo appartamento non possono arrivare in casa sua rumori molesti: né di musica né di altro. La prima cosa che faccio appena entro in casa è togliermi le scarpe e infilarmi queste ciabattine di cencio, guardi lei stesso.”
“Sì, e ho capito, le ciabattine di cencio… però la musica l’è sempre alta, ma alta le dico… e poi sempre le stesse melodie, sempre le stesse canzoni… sempre quei cori di montagna…”
“Cori di montagna?!”
Praticamente il rintronato non è (solo) l’amministratore (che comunque avrebbe dovuto informarsi un po’ meglio prima di spargere terrore in via epistolare): è l’inquilino.
Il quale, con una serietà da trattamento sanitario obbligatorio, sostiene che in questa casa gira sempre la stessa compilation, in cui ininterrottamente si alternerebbero (prendete nota se la tradizione bellico-alpina v’incuriosisce) Quel mazzolin di fiori, Il testamento del capitano, Di là del Piave, Sul ponte di Bassano, La tradotta, Era una notte che pioveva, Bombardano Cortina, Vinassa vinassa, Bersagliere ha cento penne, I dispiasi’ d’noi autri povri alpin (testo originale in piemontese), Sul rifugio, Passa la ronda e per concludere Ta pum.
Se si ripresenta all’uscio glielo fo io, ta pum.