Io non c’ero mai entrata, prima di stamani.
Sono spazi al chiuso composti di più stanze, nelle quali soggetti anche del tutto estranei e sconosciuti tra di loro vanno a lavorare.
Si chiamano coworking space.
Il primo spazio di coworking propriamente detto nacque a San Francisco nel 2005 ad opera di Brad Neuberg.
In Italia invece il fenomeno è arrivato tra il 2008 e il 2010 e si è sviluppato seguendo tre strade: il coworking ibrido, il coworking importato, il coworking nativo, tipologie che non starò a spiegare perché non è ciò che m’interessa dire.
M’interessa dire invece che, appunto, stamani io e CoAutrice siamo entrate nel coworking space di via Porcellana, dove ci aspettava Redattore. E niente, finita la riunione e pianificati i mesi di lavoro da qui al 2021 (argh), abbiamo sguainato fuori da un sacchetto una schiacciata alla fiorentina preparata ieri sera a veglia, per offrirla anche agli altri casual workers. Ma loro (antepatici puzzoni stakanovisti e per nulla goderecci) non l’hanno voluta, così mezza s’è fatta fuori noi tre e l’altra mezza l’ha portata in casa editrice Redattore, mentre noi (sempre per non farci mancare nulla) s’andava a pranzo da Il Contadino.
Nel coworking space
Pubblicato il 20 marzo 2018 da antonella landi