Si correggevano le domande sui Promessi Sposi quando da un cielo bianco e sospetto hanno preso a cadere le prime avvisaglie.
“Oddio nevica, che incubo ragazzi… da quella volta che persi il controllo della macchina e con il mio babbo rischiai di finire in un burrone lungo il San Donato ho il terrore della neve…”
“Macché, profe, tranquilla! Questo non è altro che nevischio!”.
Tempo due ore, e dalla Presidenza giungeva l’ordine di lasciare l’istituto in anticipo per questioni di emergenza meteorologica e stradale.
“Ma voi che fate, colleghe, prendete l’auto o la lasciate qui nel parcheggio?”
“Nel parcheggio?! Ma che dici! La neve è ancora fresca, non c’è alcun pericolo! Il problema è quando ghiaccia, ma vedrai che ancora si viaggia che è una meraviglia! Dai, fatti coraggio e mettiti in strada, ci vediamo lunedì!”
Sarà.
Cinquecento metri, e una rintronata in motorino finiva in scivolata dritta lungo la fiancata dell’auto in coda davanti a me.
Settecento metri, e un pullman slittava inutilmente trovando collocazione definitiva di traverso a viale Redi.
Un’ora e mezzo dopo, nel traffico paralizzato e nell’assenza totale di vigili urbani e soccorsi, la genialata: abbandonare l’abitacolo e avventurarmi a piedi verso casa lasciando che la tormenta m’ingoiasse.
Alla Fortezza volevo piangere.
In viale Milton volevo morire.
Alle Cure il tacco di uno stivale mi ha abbandonata.
A Campo di Marte ho creduto di vedere la Madonna.
Partita: ore 15.
Arrivata: ore 18.
Soste effettuate: tante quante le fotografie qui sotto.