Mancano cento giorni esatti all’inizio degli esami di maturità.
Come ogni anno da una quindicina d’anni a questa parte, le classi quinte stamattina non sono a scuola. Sono a cento chilometri da qui: al mare. A buttare il sale in acqua, a scrivere sul bagnasciuga il voto con cui sognano di diplomarsi e ad aspettare che poi l’onda lo cancelli.
Aule vuote, tacite e pulite. Alunni delle classi inferiori che si rodono d’invidia e ammirazione. Docenti che passeggiano lungo i corridoi ponendosi con una certa insistenza alcune domande di natura squisitamente esistenziale.
Dove cazzo erano questi rituali favolosi ai nostri tempi, per esempio.